RIARMO TEDESCO ED EUROCENTRISMO RAZZISTA

Il riarmo tedesco

Il progetto von der Lyen di difesa europea è in realtà un gigantesco piano di riarmo della Germania, che la presidente della commissione europea ha offerto al suo sodale Merz che ha subito colto l’occasione. L’economia tedesca è in grave crisi e Merz è uomo legato ai fondi finanziari statunitensi più importanti che hanno mire sia sul risparmio europeo sia sul finanziamento del riarmo medesimo. Infatti, è da qualche giorno che c’è una fuga di capitali dagli Usa e una ricollocazione dei medesimi sul mercato europeo. Tale processo vede al centro Blackrock e Vanguard in primis e questo sembra prospettare una colossale partita di giro finanziaria. Sfruttando il proprio avanzo di bilancio e un debito pubblico contenuto la Germania è la sola nazione europea che può investire cifre colossali nel riarmo; quanto ai fondi, cosa c’è di meglio che finanziare a loro volta un processo di riarmo di cui beneficeranno loro stessi e gli Usa medesimi, che sono il maggior venditore di armi?

Che quello proposto dalla presidente della commissione europea sia un piano di riarmo tedesco e non europeo lo si deduce da almeno altri due fattori concomitanti: il primo è la bocciatura della proposta Kallas di massicci investimenti in Ucraina e invio di truppe – a testimonianza del fatto che l’alto commissario per la politica estera europea in realtà non conta nulla. Il secondo fattore concomitante è che la proposta von der Lyen è basata su una scelta volontaria da parte di altri paesi europei di contribuire non tanto al finanziamento di un progetto europeo di difesa comune, che in realtà non esiste, ma di programmi di riarmo nazione per nazione e a debito seppure uscendo dalle regole di bilancio imposte sempre dalla Germania anni fa. Poiché quasi nessuno ha risposto con entusiasmo, mentre nel giro di pochi giorni Merz ha avallato il massiccio investimento – 500 miliardi di euro spalmati sui prossimi anni – sottoscritto anche dal partito verde peggiore d’Europa, il piano è a tutti gli effetti un piano di riarmo tedesco. In una paese con una destra estrema così forte, possibile che a nessuno venga almeno qualche dubbio? Credo che sia questo progetto ben più pericoloso dell’altro e cioè la coalizione dei “volonterosi” che mi sembra senza alcuna prospettiva.  

Eurocentrismo razzista

Le critiche agli interventi che si sono sentiti a Roma il 15 marzo sono stati da parte italiana perlopiù di dileggio o di silenzio. Quest’ultimo è certamente più accettabile se non fosse che questo atteggiamento ha lasciato soltanto a intellettuali e scrittrici immigrati in Italia il compito di proporre riflessioni più serie e adeguate alla gravità degli interventi di Serra, Veltroni, Augias, Scurati e Vecchioni, riprese dal guerrafondaio Gentiloni e del suo socio Calenda nel convegno di ieri. Non si tratta infatti di rispondere alle mediocri riflessioni romane e alle argomentazioni violente di Calenda, ma di dialogare invece con intellettuali che danno un contributo notevole al dibattito culturale e politico, ma che certamente non godono della visibilità che meriterebbero. Il mondo dell’immigrazione e i loro diritti negati sono un segmento di quel sussulto di buona politica di cui abbiamo un bisogno vitale. Dialogare con loro può significare molte cose ma tutte importanti. Battersi per il pieno riconoscimento della cittadinanza, lottare con loro per i diritti sindacali, ma anche riflettere su un pensiero democratico e di sinistra nuovo e adeguato ai tempi. Mi riferisco anche a un intervento sull’esito delle elezioni legislative svolte in Germania di Franco Astengo che riporto qui di seguito e che riprende in modo originale lo stesso tema:

Il rapporto fra lavoratori autoctoni e lavoratori migranti mi occupa da molti anni […]

Molti autorevoli commentatori oggi si soffermano sulla dislocazione geografica del voto: nell’antica BDR prevalgono i partiti tradizionali mentre nella ex-DDR si registra una massiccia, ai limiti del plebiscitario almeno per l’omogeneità di espressione, affermazione dell’estrema destra di AFD.

Questo risultato viene attribuito a prevalenti ragioni di carattere economico con i settori sociali in maggiore difficoltà (da questo punto di vista esemplare una tabella pubblicata dal “Manifesto”) che cercano tutela a destra principalmente per difendersi dall’assalto dell’emigrazione: il gran numero di migranti (nel 2022 la Germania ha ospitato oltre un milione di profughi afgani e nell’anno successivo più o meno egual numero di rifugiati ucraini: dieci volte tanto i numeri della migrazione per anno in Italia) sottrarrebbe lavoro e sussidi agli autoctoni che, ad Est, risultavano già sfavoriti dalle posizioni di partenza date al momento della riunificazione.

Questi dati suggeriscono un filo di ragionamento che non so se possa essere considerato accettabile e che comunque mi permetto di esprimere.

La sinistra tedesca come gran parte di quella europea muta pelle a cavallo della fine del secolo scorso e dell’inizio del presente accettando (sulla scorta del new-labour di Tony Blair) il liberismo, abbandonando la tutela di quelli che erano definiti “garantiti” (la classe operaia delle grandi concentrazioni industriali; il pubblico impiego), abbandonando indispensabili strumenti di difesa delle condizioni materiali di vita e di lavoro e tuffandosi nel mare magnum della globalizzazione.

In Italia questo elemento era già stato anticipato fin dagli anni’80 emblematizzandolo nella vicenda dell’abbattimento della scala mobile.

Nel prosieguo del tempo si è lasciata enfatizzare la paura dei migranti e si è abbandonata la tutela dei lavoratori: la questione della scala mobile a mio avviso è stata decisiva per arrivare strada facendo fino al job act di cui, attraverso i referendum promossi dalla CGIL, si sta tentando di cancellare i provvedimenti più perversi.

Rovesciare il paradigma cercando di far capire che la difesa (e l’acquisizione) di diritti per i lavoratori coincide con una prospettiva di integrazione dei migranti può rappresentare la base per una ripresa politica come ha dimostrato l’affermazione della Linke e la sconfitta della BSW che aveva cavalcato l’onda di una chiusura anti-storica.

Così si potrebbe trarre un’indicazione per la residua sinistra italiana (ovviamente le cose sono molto più complicate se pensiamo ai temi pace/guerra, situazione internazionale, effetti dell’innovazione tecnologica, questione ambientale, differenza di genere, concetto di “limite” ecc, ecc): tentare l’intreccio tra l’antica contraddizione principale e le nuove contraddizioni un tempo definite post-materialiste dovrebbe rappresentare il punto di partenza per una nuova identità e capacità di lotta a sinistra.

Emerge a questo punto il tema della soggettività ma sarebbe un discorso troppo lungo per poter essere svolto adesso in una forma appena sufficientemente compiuta.

Grazie per l’attenzione”

Gli interventi di Igiaba Scego, Djarah Kan e Ouria Bouteldja

Gli interventi sono disponibili nelle pagine di facebook di Igiaba Scego e di Djarah Kan. Dell’intervento di Scego riporto solo l’inizio perché chiarissimo:

Il collega Scurati nel suo discorso di ieri a Piazza del Popolo ha detto tra le altre cose ‘noi non massacriamo i civili e non deportiamo i bambini e li usiamo come riscatto’. Nell’Europa che ha esternalizzato le frontiere, messo in mano terzi la tortura, calpestando il diritto al viaggio delle persone del sud del mondo, tacendo sulle gravi violazioni del diritto internazionale degli ultimi anni, dire questo è diciamo, per usare un eufemismo, qualcosa di molto (ma moooltooo) lontano dalla verità …

L’eurocentrismo che ricorda orgogliosamente l’illuminismo ma non i massacri coloniali che coinvolgono tutte le potenze europee, Italia compresa, sono un modo di rappresentare l’Europa odierna in modo falso e venato di razzismo. Mentre le virtù illuministiche  – su cui tanto ci sarebbe in ogni caso da discutere – sono messe al bando dalla censura e dal silenzio su Gaza e il genocidio del popolo palestinese, dai tentativi di reprimere ogni forma di dissenso ma anche – ed è uno degli aspetti più grotteschi – di costruire un‘Europa su misura che ne taglia fuori una buona parte, i proclami bellici dell’èlite liberal progressista, oggi in difficoltà dopo l’elezione di Trump, diventano sempre più aggressivi.

In alcuni interventi romani qualcuno ha scomodato Shakespeare e la grande cultura, ma se si scorre l’indice delle citazioni non si troverà fra i nomi alcun russo, alcuno slavo, o rumeno o bulgaro. Insomma, l’Europa di cui si parla è una mezza Europa e basterà ricordare che al momento dell’invasione russa dall’Ucraina persino Dostojevskj era finito all’indice. Ce n’è quanto basta per dire che gli interlocutori con cui dovremmo discutere e dialogare sono gli intellettuali nomadi dell’emigrazione e non chi frequenta salotti giornalistici che sono soltanto strumento di propaganda, sempre più spesso bellica.

Il saggio di Kan è altrettanto duro e giustamente risentito. Anche di questo ne riporto una breve parte iniziale:

Alcuni degli interventi che si sono susseguiti dal palco della manifestazione per l’Europa a Piazza del Popolo, mi hanno fatto davvero male. Ne parlo da giorni con tutte le persone nere che conosco. e condividono il mio stato d’animo. Stiamo male. Malissimo. Perché non riusciamo a credere che quella sinistra italiana lì riunita stia parlando di Europa, negli stessi toni, con lo stesso linguaggio e addirittura con le stesse visioni culturali che i colonizzatori hanno sempre sfruttato per giustificare quella barbarie che è stata e che è ancora oggi il Colonialismo.

Lo giuro, provo un dolore enorme.

Da donna africana, da figlia di indigeni africani che hanno dovuto lasciare una terra ricchissima, resa sterile dal colonialismo e dal capitalismo estremo, questa retorica mi uccide.

Quella piazza mi ha sconvolta. Tra il revisionismo storico di Scurati e le parole di Vecchioni, quello spettacolo di persone bianche, intelligenti, istruite, incapaci di cogliere la violenza storica di quell’idea di Europa, mi ha spezzata in due.

Non posso credere che l’unico modo per opporsi a due dittatori, sia questo ritorno alla Vecchia Europa eurocentrica, culla della civiltà e di tutto ciò che può essere giusto e buono. Con una leggerezza allucinante c’era gente che dichiarava apertamente che l’Europa ha insegnato al mondo la filosofia, la storia, l’arte. L’Europa è superiore. L’Europa è il faro del Mondo. NOI siamo il CENTRO e vogliamo essere di nuovo la bussola che detta la direzione da prendere.

Con queste mie orecchie di figlia di indigeni costretti ad emigrare in Europa per accedere ad un minimo delle ricchezze che gli sono state sottratte a forza di fucilate e bombe ho sentito gente istruita e gonfia di privilegi e di Potere mediatico dire:

“L’Europa è il fondamento di tutte le verità ideologiche, etiche, estetiche. Abbiamo inventato tutto. La bellezza, la passione, la letteratura. E non possiamo assolutamente perderle queste cose. Perchè noi Europei abbiamo insegnato tutto.”

Ma come si possono fare delle affermazioni tanto violente e umilianti?

Infine, Houria Bouteldja e il suo libro appena pubblicato da Derive Approdi dal titolo provocatorio Maranza di tutto il mondo unitevi. Per un’alleanza dei barbari nelle periferie. Bouteldja è stata intervistata i giorni scorsi da Radiopopolare nella trasmissione Presto Presto. La sua intervista è ascoltabile nel Podcast e vale davvero la pena di sentirla.

Riflessioni conclusive

Penso che il dialogo con questa nuova e ricca presenza intellettuale nelle nostre città e paesi sia la sola speranza che abbiamo – anche per noi bianchi, uomini e donne europee – se non vogliamo essere travolti dalla deriva inarrestabile di leadership occidentali acefale. Il Manifesto per la costituente della terra di Ferrajoli e l’appello degli scienziati contro il riarmo mi sembrano i soli documenti all’altezza delle riflessioni proposte da Scega, Kan e Bouteldja. In particolare la parte finale del documento di Ferrajoli, cui riporto alcune parti:

4. Ebbene, tutto questo rende più attuale e necessario che mai il nostro progetto di una Costituzione della Terra. Contro questa degenerazione della politica e della democrazia non basta richiamarsi ai sacri principi: all’uguaglianza e alla dignità di tutti gli esseri umani, ai loro diritti, alla separazione dei poteri, al valore della legalità e simili. In assenza di garanzie, questi principi sono solo parole, ignorate o peggio sbeffeggiate dai nuovi padroni del mondo. Ciò che occorre – la sola possibilità di salvare le nostre democrazie e con esse la pace, la sicurezza del genere umano e la nostra stessa dignità – è l’allargamento, a livello dei nuovi poteri selvaggi, del paradigma costituzionale e garantista. Solo portando il costituzionalismo, le garanzie dei diritti e dei beni vitali all’altezza degli attuali poteri globali e delle loro aggressioni, è possibile civilizzare questi poteri e funzionalizzarli all’attuazione di quei sacri principi, oggi ridotti a vuota retorica e sicuramente scomparsi dall’orizzonte della politica e dell’economia […]; la messa al bando delle armi tramite la previsione della loro produzione e del loro commercio come gravi crimini contro l’umanità, giacché senza armi le guerre sarebbero impossibili; l’istituzione di un demanio planetario dei beni comuni vitali, come l’acqua potabile, l’aria, le grandi foreste e i grandi ghiacciai, dalla cui tutela dipende la continuazione della vita sul nostro pianeta; l’istituzione di una sanità e di un’istruzione pubbliche – di ospedali e di scuole – in tutto il mondo a garanzia dei diritti alla salute e all’istruzione; un fisco globale progressivo in grado di finanziare le istituzioni globali di garanzia, ma anche di impedire le gigantesche accumulazioni di ricchezze, inevitabilmente destinate ad impieghi illeciti. È solo con l’introduzione di queste garanzie e perciò con l’espansione del paradigma costituzionale oltre lo Stato nazionale, che possiamo non solo fronteggiare le catastrofi che incombono sul nostro futuro, ma anche rifondare le nostre democrazie nazionali e promuovere lo sviluppo di una democrazia cosmopolita. È questo il progetto di una Costituzione della Terra, a sostegno del quale la nostra associazione “Costituente Terra” ha promosso un movimento d’opinione internazionale […]

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