KANT

Premessa

Il 5 dicembre 1783, in risposta a una domanda – Che cosa è l’illuminismo – Kant scriveva una lunga riflessione, di cui riporterò qui di seguito solo alcune parti. Piuttosto che citare altri brani più esplicitamente contro la guerra, scritti dal filosofo e peraltro richiamati spesso in questi giorni, mi sembra che il suo discorso sull’illuminismo – sul movimento illuminista in quanto tale ci sarebbero molte altre cose da dire e non tutte positive – sia ancora più importante riguardo a un aspetto vistoso della situazione attuale: l’ingiunzione a non pensare e a bollare qualsiasi ragionamento critico come sospetto di collusione a quello che il pensiero dominante elegge come nemico del momento. Nella parte finale dello stralcio, Kant nomina alcune delle categorie che ai suoi tempi, si facevano portavoce dell’ingiunzione a non pensare. Alcune di esse sono sorprendentemente attuali, altre – nel mondo rovesciato in cui viviamo – sembrano meno attuali se pensiamo per esempio a Bergoglio o a certi articoli su riviste economiche; altre, infine, mancano come per esempio i giornalisti dediti al Karaoke imposto dai loro padroni piuttosto che alla ricerca delle  notizie.  


L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenzasenza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude!Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell’illuminismo.Pigrizia e viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo liberati dall’altrui guida (naturaliter maiorennes), rimangono tuttavia volentieri minorenni a vita; e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E’ così comodo essere minorenni!E’ dunque difficile per il singolo uomo tirarsi fuori dalla minorità, che per lui è diventata come una seconda natura. E’ giunto perfino ad amarla, e di fatto è realmente incapace di servirsi della propria intelligenza, non essendogli mai stato consentito di metterla alla prova …  A questo rischiaramento, invece, non occorre altro che la libertà; e precisamente la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma sento gridare da ogni lato: non ragionate! L’ufficiale dice: non ragionate, fate esercitazioni militari! L’intendente di finanza: non ragionate, pagate! L’ecclesiastico: non ragionate, credete! (Un unico signore al mondo dice: ragionate quanto volete e su tutto ciò che volete, ma obbedite!)