Fernando Pessoa ortonimo
Viaggiare! Perdere paesi!
Essere un altro continuamente,
affinché l’anima non s’inchiodi
a vivere e a vedere e basta!
Non essere neppure mio!
Sempre avanti perseguendo
La mancanza di ogni scopo
E la smania che lo accompagna!
Questo sì che è viaggiare.
Ma io viaggio senz’altro bagaglio
Che il sogno del viaggio.
Il resto è solo cielo e terra.
***
Onda che, arrotolata ritorni,
piccola, al mare che ti ha portato,
e nell’indietreggiare ti frastorni
come se il mare nulla fosse,
perche porti con te
solo il tuo cessare,
e nel tornare al mare antico
non ti porti il mio cuore?
Ce l‘ho da così tanto tempo
Che mi pesa di sentirlo.
Portalo nel rumore che ha misura
Con cui ti sento fuggire!
***
Gatto che giochi per la via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.
Buon servo di leggi fatali
Che reggono i sassi e le genti,
che hai istinti generali,
e senti solo quel che senti;
sei felice perché sei come sei,
tutto il niente che sei è tuo.
Io mi vedo e non sono mio,
mi conosco e non sono io.
Fine d’anno
Jorge Luis Borges
Né la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
né quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
né il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l’altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici e irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell’enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi:
immobile.
Dall’antologia di Spoon river:
Knowolt Hoheimer
Io fui il primo frutto della battaglia di Missionary Ridge.
Quando sentii la pallottola entrarmi nel cuore
mi augurai di esser rimasto a casa e finito in prigione
per quel furto di porci di Curl Trenary,
invece di fuggire e arruolarmi.
Mille volte meglio il penitenziario
che avere addosso questa statua di marmo alata,
e il piedistallo di granito
con le parole “Pro Patria”.
Tanto, che vogliono dire?
***
Sarah Brown
Maurizio, non piangere, non sono qui sotto il pino.
L’aria profumata della primavera bisbiglia nell’erba dolce,
le stelle scintillano, la civetta chiama,
ma tu ti affliggi, e la mia anima si estasia
nel nirvana beato della luce eterna!
Va’da cuore buono che è mio marito,
che medita su ciò che lui chiama la nostra colpa d’amore: –
digli che il mio amore per te, e così il mio amore per lui,
hanno foggiato il mio destino – che attraverso la carne
raggiunsi lo spirito e attraverso lo spirito, pace.
Non ci sono matrimoni in cielo,
ma c’è l’amore.
***
Edmund Pollard
Vorrei aver immerso le mie mani di carne
Nei fiori tondeggianti pieni di api,
nello specchiante cuore di fiamma
della luce vitale,un solo d’estasi.
A che servono petali o antere
O le aureole? Larve, illusioni
Del cuor profondo, la fiamma centrale!
Tutto è tuo o giovane che passi;
entra nella sala del banchetto pensandoci;
non sgattaiolarci come reso dal dubbio
se tu sia il benvenuto – il festino è per te!
E non prendere solo un poco, rifiutando il resto
Con un timido “grazie” quando sei affamato.
E’viva la tua anima? Allora, che possa nutrirsi!
Non lasciare balconi che tu non abbia scalato.
Né seni nivei che tu non abbia premuto;
Né teste d’oro di cui dividere il guanciale;
né coppe di vino, quando il vino sia dolce;
né delizie del corpo o dell’anima.
Tu morrai, non c’è dubbio, ma morrai vivendo
In profondità azzurre, rapito e accoppiato,
baciando l’ape regina, la Vita!