LA PASSEGGIATA

Aldo Palazzeschi ha attraversato molte correnti e poetiche, ma senza davvero appartenere a nessuna. Si potrebbe obiettare che ciò è sempre vero per i grandi autori, ma nel suo caso occorre forse aggiungere qualcosa di più e cioè la sua particolare forma di generosità. A differenza di altri artisti che hanno semplicemente occupato un territorio letterario, Palazzeschi è stato uno Zelig che ha impreziosito tutti gli abiti e le maschere che ha indossato in un certo momento e lo stesso futurismo italiano, senza di lui, sarebbe misera cosa, almeno per ciò che riguarda la poesia. Questo breve intervento, tuttavia, è limitato a un solo testo del poeta, emblematico quanto mai e in contro tendenza rispetto alla vulgata che vuole ridurre Palazzeschi al lasciatemi divertire o agli aspetti più scherzosi della sua poesia. Il testo in questione è La Passeggiata, scritta nel 1913, che riporto qui di seguito:

Andiamo?

Andiamo pure.

All’arte del ricamo,

fabbrica passamanerie,
ordinazioni, forniture.
Sorelle Purtarè.
Alla città di Parigi.
Modes, nouveautè
Benedetto Paradiso
successore di Michele Salvato,
gabinetto fondato nell’anno 1843.
avviso importante alle signore !
La beltà del viso,
seno d’avorio,
pelle di velluto.
Grandi tumulti a Montecitorio.
Il presidente pronunciò fiere parole.
tumulto a sinistra, tumulto a destra.
Il gran Sultano di Turchia ti aspetta.
La pasticca di Re Sole.
Si getta dalla finestra per amore.
Insuperabile sapone alla violetta.
Orologeria di precisione.
93
Lotteria del milione.
Antica trattoria “La pace”,
con giardino,
fiaschetteria,
mescita di vino.
Loffredo e Rondinella
primaria casa di stoffe,
panni, lane e flanella.
Oggetti d’arte,
quadri, antichità,

26
26 A.
Corso Napoleone Bonaparte.
Cartoleria del progresso.
Si cercano abili lavoranti sarte.
Anemia!
Fallimento!
Grande liquidazione!
Ribassi del 90%
Libero ingresso.
Hotel Risorgimento
e d’Ungheria.
Lastrucci e Garfagnoni,
impianti moderni di riscaldamento:
caloriferi, termosifoni.
Via Fratelli Bandiera
già via del Crocefisso.
Saldo
fine stagione,
prezzo fisso.
Occasione, occasione!
Diodato Postiglione
scatole per tutti gli usi di cartone.
Inaudita crudeltà!
Cioccolato Talmone.
Il più ricercato biscotto.
Duretto e Tenerini
via della Carità.
2. 17. 40. 25. 88.
Cinematografo Splendor,
il ventre di Berlino,
viaggio nel Giappone,
l’onomastico di Stefanino.
Attrazione! Attrazione!
Cerotto Manganello,
infallibile contro i reumatismi,
l’ultima scoperta della scienza !
L’Addolorata al Fiumicello,
associazione di beneficenza.
Luigi Cacace
deposito di lampadine.
Legna, carbone, brace,
segatura,
grandi e piccole fascine,
fascinotte,
forme, pine.
Professor Nicola Frescura:
state all’erta giovinotti!
Camicie su misura.
Fratelli Buffi,
lubrificanti per macchine e stantuffi.
Il mondo in miniatura.
Lavanderia,
Fumista,
Tipografia,
Parrucchiere,
Fioraio,
Libreria,
Modista.
Elettricità e cancelleria.
L’amor patrio
antico caffè.
Affittasi quartiere,
rivolgersi al portiere
dalle 2 alle 3.
Adamo Sensi
studio d’avvocato,
dottoressa in medicina
primo piano,
Antico forno,
Rosticcere e friggitore.
Utensili per cucina,
Ferrarecce.
Mesticatore.
Teatro Comunale
Manon di Massenet,
gran serata in onore
di Michelina Proches.
Politeama Manzoni,
il teatro dei cani,
ultima matinée.
Si fanno riparazioni in caloches.
Cordonnier.
Deposito di legnami.
Teatro Goldoni
i figli di nessuno,
serata popolare.
Tutti dai fratelli Bocconi !
Non ve la lasciate scappare !
29
31
Bar la stella polare.
Assunta Chiodaroli
levatrice,
Parisina Sudori
rammendatrice.
L’arte di non far figlioli.
Gabriele Pagnotta
strumenti musicali.
Narciso Gonfalone
tessuti di seta e di cotone.
Ulderigo Bizzarro
fabbricante di confetti per nozze.
Giacinto Pupi,
tinozze e semicupi.
Pasquale Bottega fu Pietro,
calzature…
Torniamo indietro?
Torniamo pure.

Il testo ha come altri un andamento scherzoso, ma con alcuni scostamenti decisivi che ne fanno un’opera nuova nel panorama italiano di quegli anni. Il primo sta nell’uso delle insegne pubblicitarie e del lessico conseguente come lingua di poesia. Allargare il campo della poeticità a un linguaggio come quello è ancor più significativo se si tiene conto del fatto che l’Italia di allora non presentava certamente città dal volto sfolgorante di vetrine come Parigi.

Il secondo elemento però è ancora più importante. Chi sono i protagonisti di questa passeggiata? Di loro il poeta non ci dice nulla, la loro esistenza non compare nel testo se non per quello che i loro occhi vedono, ma senza che questo susciti alcuna reazione. Fra l’andiamo pure iniziale e il torniamo pure finale non c’è nulla che li identifichi, se non la disperante condizione di ignavi moderni, che inseguono le insegne della pubblicità e oggi, mutatis mutandis, salterebbero da un’offerta pubblicitaria a un’altra, da un telefonino all’altro.

Paolo Febbraro, nel libro La tradizione di Palazzeschi, Alberto Gaffi editore, Roma 2007, dedica proprio alla poesia La Passeggiata un’ampia analisi del testo, sottolineandone proprio gli aspetti più profondamente legati alla tradizione, fino a Dante, piuttosto che quelli più legati agli ‘umori del suo tempo’.

Proprio il richiamo che Febbraro fa ne suo scritto alla tradizione mi porta a una riflessione ulteriore sul Futurismo italiano.

Ezra Pound, che di Avanguardia un po’ s’intendeva, lo giudicava:

… impressionismo accelerato, una schiuma vomitata da un vortice senza propulsione …

e considerava ingenuo il ripudio della tradizione.1  Del resto, superata la fase di Dada, necessariamente breve come è ovvio per qualsiasi momento iconoclasta, il problema è sempre quello di quale tradizione scegliere. Il futurismo italiano scelse la guerra, la velocità e la potenza tecnologica come simboli di un’epica modernista e mise l’arte al servizio del capitale con le sue campagne pubblicitarie. In tale contesto La Passeggiata di Palazzeschi risalta a decenni di distanza come lo scherzo molto serio di un conservatore che seppe irridere anche loro. Letta oggi, quando viviamo nel doppio vincolo di consumismo del superfluo e miseria del necessario, potrebbe ricordarci che per Dante gli ignavi erano indegni persino dell’Inferno e che forse qualcosa bisogna pur fare per scuotersi di dosso l’ignavia dei tempi.  

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1 Questa presa di posizione di Pound è contenuta in una serie di articoli di polemica che la Review of the great English verse conduceva riguardo alle interpretazioni del movimento imagista, cui il poeta apparteneva. Essa è riportata nel libro  T. S. Eliot in Italia, 1925-1963 saggi e bibliografia’ di Laura Caretti. Bari, Adriatica Editrice, Biblioteca di studi inglesi, 1968. Pag. 13.