WALTER BENJAMIN: STRADA A SENSO UNICO

Introduzione

Questo testo così particolare fu pubblicato nel 1928 ma scritto nel 1926, anche se alcune parti riprendono gli appunti di un viaggio attraverso la Germania compiuto da Benjamin nel 1923. L’opera è una sorta di bric-à-brac, un mix di osservazioni su cose e oggetti quotidiani, improvvise e rapide illuminazioni sugli argomenti più disparati, serie analisi cui fanno da contrappunto ironiche e bizzarre riflessioni: si avverte già in questo testo la fascinazione che i surrealisti esercitavano su Benjamin, anche se i saggi sul movimento verranno dopo. Se si pensa ad alcune opere precedenti e successive a questa, Strada a senso unico è un piccolo ma ricchissimo laboratorio di cui il filosofo si serve per riprendere, modificare, ampliare discorsi precedenti e aprirne di nuovi. L’influenza di Asja Lācis sulla genesi dell’opera, inutilmente negata decenni dopo da Adorno e Scholem, è invece del tutto evidente e tale magma è anche una traduzione in immagini di quello che Benjamin pensava di avere appreso da lei e una continuazione solitaria dell’esplorazione di Napoli che avevano fatto insieme nel 1925. Ne pubblico alcuni frammenti, con rari commenti, nella Rubrica Critica del pensiero unico perché a quasi un secolo di distanza mi sembra un testo molto attuale. L’edizione che ho scelto è quella a cura di Giulio Schiavoni, Piccola Biblioteca Einaudi, 2006 perché in essa sono presenti anche le Appendici, scritte successivamente in forma di appunti e anche per il bel saggio introduttivo di Schiavoni stesso.

Poiché l’esergo, a mio giudizio,  fa pienamente parte del testo e ne anticipa una delle caratteristiche salienti e spiazzanti, mi sembra opportuno cominciare proprio da questo:

Questa strada si chiama via Asja Lācis dal nome di colei che da ingegnere l’ha aperta dentro l’autore.

L’omaggio dietro il quale si può leggere certamente anche una dichiarazione d’amore, ha due elementi che balzano subito all’occhio: la perentorietà del dettato e quella parola – ingegnere – il cui uso può lasciare perplessi, ma che comincia a chiarirsi da subito, dal titolo sorprendente del primo fra i diversi capitoli o capitoletti di cui consiste il libro e del suo incipit, altrettanto perentorio:

STAZIONE DI SERVIZIO

La costruzione della vita dipende in questo momento assai più dai fatti che dalle convinzioni, E anzi, da un genere di fatti che quasi mai, finora, da nessuna parte, sono diventati fondamento di convinzioni … In simili circostanze una vera attività letteraria non può pretendere di svolgersi in un ambito riservato alla letteratura. Una reale efficacia della letteratura può realizzarsi solo attraverso un netto alternarsi di azione e scrittura: in volantini, opuscoli, articoli di rivista e manifesti deve plasmare quelle forme dimesse che corrispondono alla sua influenza … Solo questo linguaggio immediato si dimostra all’altezza del momento in modo attivo. Le opinioni sono per il gigantesco meccanismo della vita sociale quel che è l’olio per le macchine. Non ci si mette davanti a una turbina inondandola di lubrificante: se ne spruzza un po’ sui perni e snodi nascosti che bisogna conoscere. …

Una stazione di servizio ci introduce idealmente nel territorio di una città, ma il capitolo successivo s’intitola Stanza della prima colazione. Dalla città alla casa sembra che Benjamin stia costruendo una sorta di città o casa ideale e allora quel termine – ingegnere – ci porta in un mondo che è al tempo stesso artificiale e prefigurante  di qualcosa, come lo era per esempio per il costruttivismo sovietico in quegli anni.  

CANTIERE.

Lambiccarsi pedantescamente il cervello per creare prodotti – materiali visivi, giocattoli o libri – adatti ai bambini è sciocco. Sin dall’illuminismo è questa una delle fissazioni più stantie dei pedagoghi. La loro infatuazione per la psicologia impedisce di accorgersi che il mondo è pieno dei più incomparabili oggetti dell’attenzione e del cimento infantili. … È che i bambini sono portati in misura notevole a frequentare qualsiasi luogo di lavoro in cui si opera visibilmente sulle cose. Si sentono attratti in modo irresistibile dai materiali di scarto che si producono nelle officine, nei lavori domestici, o di giardinaggio, in quelli di sartoria e falegnameria. Nei prodotti di scarto, riconoscono la faccia che il mondo rivolge proprio a loro, … I bambini in tal modo si costruiscono il proprio mondo oggettuale, un piccolo mondo dentro, un piccolo mondo dentro il grande, da sé …

MINISTERO DEGLI INTERNI.

Quanto più un uomo è avverso alla tradizione, tanto più inesorabilmente assoggetterà la sua vita privata alle norme che vuole innalzare a legislatrici di un  futuro assetto sociale. È come se quelle gli imponessero di configurarle, loro che ancora non sono realtà da nessuna parte, almeno nell’ambito della sua personale esistenza. L’uomo, invece, che si sente in armonia con le più antiche tradizioni del suo ceto o del suo popolo, pone talvolta la sua vita privata in aperto contrasto con le massime di cui si fa intransigente sostenitore in pubblico e senza il minimo turbamento di coscienza. Scorge in cuor suo nel proprio contegno la riprova più convincente dell’irrefutabile autorità dei principi da lui professato. Si distinguono così i tipi politico dell’anarco-socialista e del conservatore.

XIV.

Dalle più antiche usanze dei popoli sembra giungerci come un monito a guardarci dal gesto dell’avidità nell’accogliere ciò che riceviamo con tanta ricchezza dalla natura. Perché alla madre terra,noi non siamo in condizioni di regalare niente del nostro. Per questo ci si addice mostrare rispetto nel prendere … Questo rispetto traspare nell’antica consuetudine della labatio. Anzi, è forse questa remotissima esperienza morale che si è conservata sotto altra forma nello stesso divieto di raccogliere le spighe dimenticate o di raccogliere i grappoli d’uva caduti, che devono ritornare alla terra e agli antenati dispensatori di benefici … ma se un giorno la società sotto la spinta del bisogno o della cupidigia avrà a tal punto tralignato da poter ricevere i doni della natura solo predando, da spiccare i frutti ancora acerbi per piazzarli sul mercato … allora la terra s’impoverirà e la campagna darà cattivi raccolti …

REVISORE GIURATO DEI LIBRI.

Il nostro tempo, quale antitesi per eccellenza al Rinascimento, si contrappone in particolare alla situazione in cui fu inventata la stampa … La comparsa di quest’ultima in Germania, cade nell’epoca in cui il libro per antonomasia, il libro dei libri, grazie alla traduzione della Bibbia fatta da Lutero, divenne patrimonio popolare. Ora tutto fa prevedere che il libro in questo sua forma tradizionale stia andando incontro alla sua fine. Mallarmé … che vedeva bene cosa stava maturando, nel Coup de dés ha per la prima volta acquisito alla pagina a stampa le tensioni grafiche della rèclame … La scrittura, che nel libro stampato aveva trovato un asilo, ove condurre un’esistenza autonoma, dai cartelloni pubblicitari vien trascinato nelle strade, e assoggettato alle brutali eteronomie del caos economico … Se alcuni secoli fa aveva cominciato pian piano a coricarsi e da iscrizione retta era diventato manoscritto  semi adagiato su leggii per poi stendersi alla fine nel letto del libro stampato, ora comincia … a rialzarsi da terra. …. E prima che il contemporaneo arrivi ad aprire un libro è piovuto sui suoi occhi un turbine talmente variabile di lettere colorate e rissose, che le probabilità di penetrare nell’arcaico silenzio del libro si sono per lui assai ridotte … Ma è fuori di dubbio che l’evoluzione della scrittura non resterà all’infinito legata alle pretese di dominio di una caotica condizione della scienza e dell’economia, e che anzi arriverà il momento in cui la quantità si tradurrà in qualità e la scrittura, e le scritture sempre più s’addentra, nel campo grafico della sua nuova eccentrica ricchezza di immagini, conquisterà di colpo contenuti adeguati. A questa scrittura per immagini i poeti, potranno collaborare solo se dischiuderanno a se stessi i campi i cui si compie la costruzione di essi: quelli del diagramma statistico e tecnico. Con la creazione di una scrittura variabile internazionale essi rinnoveranno la propria autorità nella vita dei popoli e scopriranno una funzione in confronto alla quale tutte le aspirazioni al rinnovamento della retorica si riveleranno antiquate fantasie.   

Benjamin riprenderà questa tematica in tutti i suoi saggi successivi. Questo brano e in particolare i passaggi che si riferiscono alla pubblicità mi hanno riportato però a un testo poetico che probabilmente Benjamin non conosceva ma che è decisivo perché il suo autore fu fra i primi nel contesto europeo e comprendere il ruolo che stava acquisendo la pubblicità: mi riferisco a La passeggiata, scritta da Palazzeschi nel 1913.

  1. Libri e prostitute si possono portare a letto.
  2. Libri e prostitute intrecciano il tempo. Dominano la notte come il giorno e il giorno come la notte.
  3. Libri e prostitute non fanno vedere a nessuno che per loro i minuti sono preziosi. Se però si entra in confidenza con essi, si finisce per accorgesi di quanta fretta hanno. Mentre noi ci sprofondiamo in loro, non la smettono di contare.
  4. Libri e prostitute hanno sempre un amore infelice gli uni per gli altri.
  5. Libri e prostitute:entrambi hanno un loro genere di uomini che vivono di loro e li maltrattano. I libri i critici.
  6. Libri e prostitute in case pubbliche. Per gli studenti.
  7. Libri e prostitute: di rado vede la loro fine uno che li ha posseduti. Sono soliti scomparire prima del disfacimento.
  8. Libri e prostitute raccontano così volentieri e così bugiardamente come lo sono diventati. In realtà, spesso neanche loro se ne accorgono. Per anni si corre dietro a tutto “per amore” e un giorno ecco che quale corpus ancora in carne si trova sul marciapiede, quel che per motivi di studio” si era sempre librato sopra esso.

IX. Libri e prostitute amano girare il dorso quando si mettono mostra.

X. Libri e prostitute figliano molto.

XI. Libri e prostitute: “Vecchia beghina. Giovane puttana”. Quanti dei libri su cui oggi la gioventù è tenuta a studiare, erano un tempo malfamati.

XII. Libri e prostitute mettono in piazza,le loro beghe.

XIII. Libri e prostitute: le note a piè pagina sono per gli uni quello che sono per le altre i soldi nella calza.

IV

Non per niente si usa parlare di “nuda” miseria. Il lato più deleterio della sua esibizione – che comincia a divenire abitudine sotto la legge del bisogno e tuttavia rende visibile un millesimo soltanto della miseria nascosta – non è la compassione o la non meno spaventosa coscienza di personale immunità che si fa strada nello spettatore, ma la vergogna di costui. Impossibile vivere in una città tedesca dove la fame costringe i più miserabili a campare delle banconote con cui i passanti cercano di coprire una nudità che li ferisce.    

PRONTO SOCCORSO

Un quartiere quanto mai caotico, un intrico di strade da me evitato per anni, mi apparve di colpo dotato di un suo ordine quando un giorno vi si trasferì una persona amata. Fu come se alla sua finestra avessero installato un riflettore e questo fendesse la zona con fasci di luce.

SEGNALATORE D’INCENDIO

L’idea che ci si fa della lotta di classe può trarre in inganno. Non si tratta, in essa, di una prova di forza in cui si decida la questione di chi vince e chi perde, né di uno scontro al cui termine al vincitore andrà bene e allo sconfitto male. Pensare così significa dare ai fatto un travestimento romantico. Perché la borghesia, sia che vinca o che soccomba nella lotta, è comunque condannata a perire dalle sue interne contraddizioni che le riusciranno fatali nel corso del suo sviluppo. La questione soltanto se essa perirà per mano propria o per mano del proletariato. Continuazione o fine di un’evoluzione della civiltà tre volte millenaria saranno decise dalla risposta a questo punto. La storia nulla sa dell’infinito di bassa lega simboleggiato dai due gladiatori perennemente in lotta. Solo ero scadenze fa i suoi calcoli il vero politico. E se la liquidazione della borghesia non si sarà compiuta a un punto quasi esattamente calcolabile dello sviluppo economico e tecnico (lo segnalano inflazione guerra chimica), tutto sarà perduto. Prima che la scintilla raggiunga la dinamite la miccia va tagliata. Intervento, rischio e rapidità del politico sono una questione di tecnica, non di cavalleria.

CONSULENZA FISCALE   

Nessun dubbio: esiste una segreta connessione fra la misura dei beni e la misura della vita, voglio dire fra tempo e denaro. Quanto più futilmente è occupato il tempo di una vita, quanto più sfaldati, multiformi ed eterogenei, mentre il grande periodo caratterizza l’esistenza dell’uomo superiore. Molto giustamente Lichtemberg propone che si parli di “rimpicciolire” anziché di abbreviarlo; lo stesso osserva: “Qualche dozzina di milioni di minuti fanno una vita di quarantacinque anni e qualcosa”. Dove è in uso una moneta di cui una dozzina di milioni di unità non significano niente, bisognerà che la vita venga calcolata in secondi anziché in anni, in modo da apparire ragguardevole come somma. E in conformità a ciò verrà frazionata come un rotolo di banconote:l’Austria non riesce a perdere l’abitudine di calcolare in corone.

L’ARTE DI RACCONTARE

Ogni mattino ci informa delle novità di tutto il globo. Eppure noi siamo poveri di storie singolari. Da cosa dipende? Dal fatto che non ci raggiunge più nessun avvenimento che non sia già imbevuto da spiegazioni … una metà della parte del narrare consiste infatti nel mantenere libera da spiegazioni una storia mentre la si racconta. In questo gli antichi erano maestri, prima di tutto Erodoto. Nel quattordicesimo capitolo delle sue Storie si trova il racconto di Psammenito. Quando il re egizio Pasammenito fu sconfitto e catturato dal persiano Cambise, Cambise fece in modo da umiliare il prigioniero. Comandò di mettere Psammenito sulla strada lungo la quale avrebbe dovuto muovere la processione trionfale dei Persiani. E fece altresì in modo che il prigioniero vedesse passare sua figlia che andava con l’anfora alla fonte come serva. Mentre tutti gli egiziani si lamentavano elevando alte grida a questo spettacolo, solo Psammenito rimase muto e immobile con gli occhi fissi a terra; e quando poco dopo vide passare suo figlio passare portato in processione al patibolo, anche allora restò immoto. Ma quando poi scorse nelle file dei prigionieri uno dei suoi servitori, un vecchio caduto in povertà, allora si percosse il capo con i pugni e diede tutti i segni di un profondo cordoglio – Da questa storia si vede di che natura sia il vero racconto. L’informazione si consuma nell’istante della sua novità … Non così il racconto … Esso conserva la propria forza raccolta all’interno e sa dispiegarsi anche dopo lungo tempo. Così Montaigne è tornato al racconto del re egizio e si domandato: perché si lamenta solo alla vista del servitore e non prima? La risposta di Mantaigne è: “Dacché era già traboccante di cordoglio, bastò soltanto una minima aggiunta perché questa abbattesse gli argini.” La storia può essere interpretata in questo modo. Ma essa lascia spazio anche ad altre spiegazioni. Può farne la conoscenza chiunque abbia formulato la domanda di Montaigne nella cerchia dei propri amici … Quel che è certo è che tutti i reporter la spiegherebbero in men che non si dica. Erodoto non la spiega neppure con una parola. La sua narrazione è di estrema aridità. Ecco perché  a distanza di millenni questa storia dell’antico Egitto è ancora in grado scatenare meraviglia e riflessioni. Assomiglia a quei semi rinchiusi per migliaia dì anni senz’aria nelle camere delle piramidi, che hanno mantenuto il loro potere di germinazione fino al giorno d’oggi.   

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